venerdì 11 dicembre 2009

Circus

Cesare:

Sul divano aspettiamo che Simone e Lorenzo si facciano vivi per andare a fare un giro, sono in ritardo di un bel po’! Matteo è agitato, si stringe a Giulio, ed ignora la mie occhiatacce. Sono alla finestra che cerco di scorgerli attraverso la neve che scende, ma non arrivano, sento due braccia dietro che mi abbracciano, sorrido e mi volto per baciarlo. Eccoli finalmente! Suonano al campanello e vado ad aprire, hanno un espressione gioiosa come se dovessero tirarmi su il morale e quando vedono il mio sorriso si guardano circospetti. Li faccio entrare e rimangono di sasso nel vedere Giulio, non resisto più e scoppio a ridere, la scena è davvero troppo divertente. Simone e Lorenzo che guardano in cagnesco Giulio e quest’ultimo che li guarda sorpreso con Matteo che gli stringe il braccio come un bambino timido. Mi dirigo verso Giulio, lo spingo sul divano e mi siedo in braccio a lui, nel frattempo presento mio cugino. Loro lo salutano e lui, perso il timore iniziale, ricambia il saluto calorosamente, voltandosi poi a guardare Giulio come se avesse fatto qualcosa di male. Io mi acciglio preso dalla gelosia, sto cominciando ad arrabbiarmi sul serio. Questa volta è Giulio a ridere e spiega ai due la mia gelosia nei confronti di mio cugino, scusandosi poi con Matteo e dicendogli che ormai si sta innamorando di me. Io rimango perplesso, come “mi sto innamorando”? E prima allora? Vedendo la mia espressione a metà fra il confuso e il furente si spiega:

-Vedi Cesare, stando lontano da te sono riuscito a capire molte cose che non sarei mai riuscito a capire senza l’allontanamento – fa una pausa e mi prende la mano – non voglio che te la prendi con me, ma ho realizzato che ciò che provavo prima era solo attrazione fisica e l’opportunità di avere qualcuno che fosse come me da poter “usare”. Te l’ho già spiegato, per questo mi vedevo con Luce, perché tu eri il mio sfogo, mentre lei la mia maschera per gli altri. Ma standoti lontano ho capito che stavo cominciando a sentire un qualcosa e questa volta non nei pantaloni ma nel petto, ti sei chiesto perché non ho provato neanche una volta a fare sesso con te nelle ultime ore? Nemmeno nella doccia? Perché quello che sto cominciando a sentire va ben oltre il mio corpo, sta nel tuo e nel tuo modo di essere. Forse tu sei ancora al livello corporeo, ma aspetterò che anche tu senta ciò che sento io, perché non ho nessuna intenzione di perderti di nuovo.- detto questo mi da un bacio veloce sulle labbra.

Sono shockato! Completamente perso nei miei pensieri per capire cosa davvero provo per Giulio. Se lui non fosse così bello fisicamente mi piacerebbe? Lo vorrei? Senza sentirlo con il suo calore, la sua forza? Non lo so! Sento solo che quando non era con me non mi sentivo me stesso ma qualcuno che mi doveva dimostrare qualcosa.

-Non lo so Giulio, non capisco cosa sento, provo solo un vuoto se penso che non ci sei. Mi serve tempo per capirlo. Quando non c’eri sentivo come se mi dovessi dimostrare qualcosa, una sfida continua con me stesso. E quando ti ho visto ieri non sentivo più nulla, ero svuotato. Non so cosa voglia dire, ma a giudicare da come mi trattavano Simone e Lorenzo prima che tu tornassi da me dovevo essere messo molto male, comunque non so, mi dai il tempo di capirmi? Senza andartene però…- gli chiedo implorante.

-Non me ne andrei nemmeno se volessi- mi sorride.

-Bene, perché neanche io ho intenzione di mollarti!- gli sorrido di rimando.

Simone e Lorenzo ci guardano inteneriti e al contempo perplessi, come se non capissero bene la situazione io sorrido loro e faccio l’occhiolino. Propongo di andare a bobbare un po’ sulla neve per divertirci e ritrovarci un po’. In queste occasioni divento un vero e proprio bambino, cerco di controllarmi ma proprio non ci riesco; comincio a fare scherzi e cazzate varie senza sosta, nemmeno un bambino di otto anni potrebbe battermi in queste occasioni. Simone mi da man forte, vederlo nel suo completo da snowboard color militare con gli occhialetti antineve è un vero spasso, facciamo impazzire Lorenzo e Giulio con i nostri scherzi mentre Matteo si diletta nella creazione di un pupazzo di neve (‘sta volta con la carota al punto giusto J). Il sole cala presto quindi siamo costretti a scegliere tra l’andarcene o il rischiare l’ibernamento. Decidiamo per la prima, ovviamente, e ci accordiamo per uscire questa sera e andare al Nessie, un pub non molto lontano da dove abito. Gli altri vanno a casa a cambiarsi e così facciamo anche io e Matteo, pensare di uscire di nuovo con Giulio mi spaventa un po’, ormai siamo diventati due “pezzi grossi” separati, quindi temo che tornando insieme anche nella vita pubblica possano nascere delle controversie. Mi preparo con calma e dopo aver cenato con i miei mando un messaggio a Giulio per chiedergli con chi andrà al pub. Mi avvio poi verso il locale aspettandomi di trovare le stesse facce. Arrivo in contemporanea con Lorenzo e saluto sua madre che lo ha accompagnato, lei mi fa tutte le raccomandazioni del caso e io le prometto che non sarebbe successo niente e che avrei badato a suo figlio. Simone arriva poco dopo e si avvicina, rischia molto a portarsi Lorenzo, considerato uno sfigato, ma sta cominciando a farlo affermare nel gruppo. Giulio arriva sulla macchina di Marco, un ragazzo di quinta, assieme a Maicol e a Miranda, la sua ragazza. Mi avvicino e Giulio mi saluta, e così fanno anche gli altri due. Entriamo tutti e sette e subito troviamo un tavolino, a cui poco a poco si aggiungono nostri amici, anche se, noto con dispiacere, i due gruppi non si uniscono, gli amici di Giulio stanno dietro a lui e i miei dietro al sottoscritto. Per stemprare un po’ la tensione io e Giulio ci alziamo e andiamo a ballare. Un secondo dopo che ci siamo alzati si materializzano accanto a noi due bionde molto carine che ci chiedono se possiamo ballare con loro, accettiamo: io senza problemi e Giulio con un sorriso finto ma molto realistico. (“There’s only two types of people in the world…”). Cominciamo a ballare al ritmo di Circus, con le due ragazze che ci si strusciano contro a tutto andare, veramente attratte. All’improvviso poi si baciano sulla bocca mentre ancora si strusciano con noi, i ragazzi nel pub applaudono, prendendosi ceffoni dalle loro ragazze, io per reazione mi eccito e bacio la biondina con il corpetto e la minigonna in jeans e le metto le mani sui fianchi e le appoggia le sue braccia sulle mie spalle, continuando a dimenarci come degli assatanati. Mi scappa poi l’occhio verso Giulio e lo vedo con un’aria da cane bastonato malcelata sotto quella da ragazzo che si sta divertendo. Mi sgancio quindi dalla bionda e gli metto un braccio attorno alle spalle e ne mantengo uno attorno ai fianchi della bionda. Lui fa lo stesso e mi sorride. (“All eyes on me in the centre of the ring, just like a Circus…”). Pian piano la piccolo pista si riempie e le ragazze si baciano di nuovo, questa volta con la lingua e poi baciano noi. Ci propongono poi un bacio a quattro bocche, noi due facciamo la faccia schifata e rifiutiamo. Le due ridono e replicano promettendoci di venire a letto con noi se acconsentiamo a farlo. Guardo Giulio e lui mi fa l’occhiolino, ci avviciniamo tutti e quattro e ci baciamo. Molti in pista si fermano e ci guardano immobili, noi ridiamo. Le ragazze ci toccano il pacco e tenendocelo ci portano fuori. Saliamo sulla loro auto e partiamo.

mercoledì 10 giugno 2009

Here For You

Cesare:

Mammina che caldo! Troppo! Apro un occhio e mi ritrovo quei due marmocchi avvinghiati addosso, ma proprio su di me? Li scuoto un po’ e si svegliano, Matteo mi sorride e mi lecca la faccia. "Ok, sa proprio come prendermi questo cosino!" , penso tra me. Scoppio a ridere e guardo Corinna che mi sorride a sua volta con aria comprensiva, sento che diventeremo amici, sembra molto matura, forse anche più di me. Un moto di tenerezza mi prende e le carezzo una guancia, Matteo mi si butta addosso cercando inutilmente di farmi il solletico per riottenere la mia attenzione, non soffro il solletico, lui è deluso e gli si vede in faccia. Lo spingo e rotola fuori dal letto cadendo a terra, io continuo a ridere come un pazzo e lui si rialza con un cipiglio che non avrebbe fatto paura nemmeno a un canarino in una gabbia; anche sua sorella ride e lui, sconfitto, mi si avvicina e mi abbraccia coccolino. Lo abbraccio anche io, poi sentiamo bussare, Corinna va ad aprire la porta e mia madre fa capolino nella stanza vestita da Mamma Natale, tutta attillata, dicendoci che loro avevano intenzione di andare ad un party e che noi ragazzi potevamo restare in casa se volevamo, l’importante è che i due marmocchi restassero con me. Accetto senza problemi, pensando a cosa fare o a dove portarli, ma senza ottenere nessun risultato, decido, quindi di chiedere a loro. Decidiamo di rimanere a casa a guardare un film, Corinna guarda la mia collezione e sceglie un film bellissimo, Evita. Ci accomodiamo sul divano nel salotto, Matteo mi abbraccia e si appoggia a me, mentre Corinna mi è accanto. Don’t Cry For Me Argentina… Non riesco a trattenermi dal cantarla con Eva Peròn, è troppo melodiosa e attraente per rimanere indifferenti. Matteo mi guarda con la faccia a punto interrogativo, ho dimenticato di dire che la mia voce mentre canto è, a mio modo di sentirla, atroce; perfetta per far colpo sulla gente, ma atroce nel cantare. Corinna si mette a cantare con me ed il risultato migliora di molto. La visione del film continua, ad un certo punto dalla porta spunta Cecilia e ci guarda sorridente, Matteo si cristallizza dalla vergogna e Corinna scuote la testa, io sorrido di rimando a Cecilia.

-Cecilia, ciao! Cosa fai qui oggi? Buona anno comunque…- le dico sorridente.

-Sono venuta a prendere solo qualche documento per il caso Foneri, niente di speciale… Buon anno anche a voi! Loro chi sono?- mi risponde.

-Sono i miei cugini, mia zia è venuta a trovarci “l’anno scorso” e rimangono per un paio di giorni. Tu piuttosto, non vorrai lavorare anche oggi vero? Perché se è quello che hai intenzione di fare scordatelo! Anzi, perché non rimani con noi? I miei genitori e la zia tornano tra poco!- le propongo.

-Ehm, ma veramente volevo concludere la pratica… Oh, al Diavolo! D’accordo mi fermo con voi! Che guardate?-accetta sorridendo a Corinna che le fa posto sul divano.

-Evita, il film. Però siamo quasi alla fine…- le rispondo.

-Oh, non importa, l’ho già visto, continuate pure da dove siete, la fine è la parte migliore. Anche se poi dovete farmi sentire Don’t Cry For Me Argentina!- asserisce.

-Ok!- le sorrido.

Accarezzo la testolina di Matteo che è rimasto fino ad ora immobile e pian piano si tranquillizza, capendo di poter star tranquillo con Cecilia. A visione terminate e dopo aver fatto sentire Don’t Cry For Me Argentina a Cecilia decidiamo di cucinare, così che quando i vecchi torneranno troveranno già la cena pronta (anche se non se la meritano). Mentre i due piccoletti apparecchiano io e Cecilia cerchiamo di fare qualcosa che risulti almeno commestibile, in nostro aiuto arriva Corinna che prende possesso, letteralmente, della cucina ed io finisco ad aiutare Matteo con il tavolo. Corinna è molto professionale nell’ordinarci cosa fare, ha l’attitudine del leader e ci sa davvero fare in cucina, quindi noi eseguiamo senza fiatare. Matteo mi guarda con un cipiglio strano, come da cane bastonato, quindi al primo momento libero lo trascino in dispensa per chiedergli cosa succede; lui è sull’orlo delle lacrime quindi lo abbraccio dolcemente e lui mi dice di non volere andar via, che di sicuro gli mancherò e che non vuole tornare a casa. Lo stringo fortissimo, mi fa davvero tenerezza, e gli prometto che sarebbe restato fino alla fine delle vacanze e che poi sarei andato a trovarlo, lui allora mi sorride contento come una pasqua (bella similitudine in periodo natalizio). In quel momento il campanello suona e appena sento la voce dell’ospite mi irrigidisco.

-Cesare! È per te, c’è Giulio!- mi urla Cecilia.

Matteo mi guarda, incuriosito dalla mia reazione, mi dirigo alla porta con un cipiglio e un passo da combattimento, rimango basito dalla scena che mi trovo di fronte, Giulio è vestito come il primo giorno in cui siamo usciti insieme, braghette corte di jeans e camicia bianca; mi sento sconfitto e svuotato. Riesco a malapena a fargli un cenno in modo che mi segua nella mia stanza, una volta dentro mi siedo sul letto e lui accanto a me, dentro sento una rabbia accecante che non posso sfogare. Lui mi osserva, punto finalmente i miei occhi rabbiosi nei suoi, e comincio ad urlare tutto quello che volevo dirgli sentendomi libero anche di alzare il volume grazie alle mura insonorizzate. Gli riverso addosso tutto il dolore, tutto il disprezzo e anche l’amore che comunque provo per lui. Lui assorbe tutto, ma non si smuove, dopo avergli detto tutto, o meglio, urlato, mi sento libero e leggero. Comincia lui a parlare e sento nella sua voce lo stesso dolore che mi invadeva fino a poco fa, mi confessa tutto il pentimento e tutta la voglia di abbracciarmi ancora, vedermi arrossire di nuovo quando mi parla, vedermi di nuovo abbassare lo sguardo quando mi fissa. Dopo avermi detto questo mi dona una parte di lui, il suo Diario, lo apro e guardo la prima pagina, comincia due giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico. Guardo Giulio negli occhi e torno con la mente a quel periodo e come allora arrossisco e distolgo lo sguardo da lui, capendo il mio immenso bisogno di lui. Allungo le braccia nella sua direzione e finalmente sento di nuovo il suo tocco, come una parte di me che torna al suo posto. Lui mi abbraccia fortissimo e io non riesco a trattenere un sorriso radioso che mi si stampa sul volto come marchiato a fuoco. E sempre abbracciato a lui apro alla prima pagina del suo diario e comincio a leggere:

10 Settembre 2007

Caro Diario,

non capisco nemmeno perché mi ostino a continua re a scriverti. E nemmeno perché ti parlo come se tu fossi una persona. Oggi sono uscito con Maicol, mi servivano nuove cose per la scuola. Bleah! Solo pensarci mi da il voltastomaco. Pensare di tornare ancora in quel posto dove tutti continuano a guardarmi come una specie di modello da seguire, se sapessero anche solo metà delle cose…

Giulio

11 Settembre 2007

Caro Diario,

oggi non ho voglia di scriverti niente, domani si ricomincia, spero che Miranda mi lasci stare. Me la son fatta una volta, stop!

Giulio

12 Settembre 2007

Caro Diario,

sarò estremamente sintetico. A scuola i prof han cominciato subito a rompere e a fare lezione. Tutti mi guardano anche più di prima, e mi fa piacere. Miranda ha rinunciato con mio sommo piacere. Alex purtroppo no, continua a venire al mio banco ad ogni cambio ora, ma anche al frocio devo piacere?!? Poi quel gran cretino di Mr.Pig (Maicol, n.d.a.) mi ha spinto nell’androne e son pioppato addosso a un tipetto niente male, più piccolo di me e un po’ trasandato, ma con il mio… No! Non devo pensare a queste cose! Non posso essere così! Non DEVO esserlo! O forse non c’è niente di male?

Giulio

Sto per cominciare a leggere la nuova pagina quando qualcuno bussa alla porta, mi stacco controvoglia da Giulio e vado ad aprire, è Matteo che mi avvisa che la cena è pronta e mi aspettano. Lo faccio entrare in camera e gli presento Giulio, come mio ragazzo. Quest’ultimo mi sorride, Matteo ci rimane veramente male ma io lo abbraccio e gli riprometto tutto quello che gli avevo promesso nella dispensa. Giulio è curioso quindi gli spiego, lo invito poi a fermarsi. Lui accetta. Gli do dei vestiti più pesanti da mettersi, gli vanno appena giusti, lui mi dice di tenere per me i vestiti del nostro primo incontro e io pesco dall’armadio i miei e glieli dono. Prima di uscire dalla porta Giulio promette a Matteo che mi lascerà vederlo ogni volta che vuole. Matteo torna felice e chiede a Giulio se anche lui verrà con me a trovarlo qualche volta, Giulio dice di sì e il piccolo gli da un bacino veloce sulla guancia, da bravo bambino. Il mio sorriso marchiato a fuoco non da segni di volersi spegnere, andiamo in sala da pranzo e tutti salutano Giulio, lo presento a Cecilia, a Corinna e alla zia. Solo Matteo e Cecilia sanno chi sia in realtà, e nessun altro lo deve sapere, eccetto forse Corinna. La serata trascorre piacevolmente tra risate e i divertenti battibecchi tra i miei genitori, in un momento di pausa chiedo a mia zia se lascia Matteo da noi fino alla fine delle vacanze. Lei acconsente a patto che lui faccia i compiti, io tiro fuori la mia migliore faccia d’angelo e le prometto che l’avrei aiutato, mi rivolgo poi a Corinna e le chiedo se si vuole fermare, lei gentilmente declina l’offerta, promettendo che avrebbe chiamato ogni giorno. Finita la cena la zia e Corinna partono per tornare a casa, i miei e Cecilia si ritirano in studio per parlare delle loro cose giuridiche e noi ragazzi ce ne andiamo nella mia stanza. Giulio e Matteo vanno molto d’accordo e a volte mi sento anche lasciato da parte. Matteo si avvicina al mio scaffale e prende le carte.

-Eh no testina! So cosa vuoi fare con quelle carte! Ma stasera no! Niente strip-poker- gli dico in risposta alla sua azione.

Giulio alle parole strip-poker si risveglia e accetta di giocare, io lo guardo male e lui mi sorride beato. Sembrano due bambini, nonostante i due anni di differenza sono uguali, sclerotici e imprevedibili. Distribuisco le carte ai due e inizia la partita. La cosa che mi da fastidio è vedere il corpo di Giulio nudo senza la nostra intimità, in definitiva sono geloso. Mi metto quindi accanto a lui così da non vederlo e vedere, invece, Matteo. La prima manche è vinta da Giulio e quindi Matt deve togliersi calzini e scarpe, dopo poche partite comincio a stufarmi quindi mi alzo vado al comodino e prendo il diario di Giulio. Lui vedendo cosa ho in mano mi sorride e io mi siedo di nuovo accanto a lui prendendogli la mano, che poco dopo devo lasciare perché lui deve togliersi il maglioncino. Rinuncio al contatto fisico con lui e mi abbandono a quello emotivo leggendo il 13 settembre.

13 settembre 2007

Caro Diario,

oggi mi sono ritrovato in biblioteca a cercare una annuario. Volevo trovare la foto del tipo contro cui mi sono scontrato. Non l’ho trovata e forse è meglio così. La prof Del Santo oggi ha proposto dei lavori di gruppo per degli esperimenti di fisica. Sono in gruppo con Alex, spero non faccia cazzate. Gli esperimenti sono facili, ma non sarà semplice con lui. Vederemo.

Giulio

(Tralascio alcuni giorni che non hanno collegamento con la storia, n.d.a.)

24 Settembre 2007

Caro Diario,

oggi ho rivisto il ragazzo. Era seduto in prima fila durante la presentazione (delle liste dei candidati a rappresentanti d’istituto, n.d.a.). Non ho resistito e gli ho fatto una domanda, lui è rimasto un po’ inebetito ma poi ha risposto. Bene. Cosa dovrei fare ora? Cercarlo oppure no? Vederlo mi fa sentire felice. Che devo fare?

Giulio

25 Settembre 2007

Caro Diario,

ho scoperto come si chiama. Cesare. Stamattina sono arrivato presto a scuola e l’ho seguito. È in terza A. durante un cambio dell’ora sono andato nella sua classe per parlarci, non ha resistito. Quando sono entrato non c’era quindi ho chiesto alle sue compagne che mi hanno guardato meravigliate. Mi han detto che era in bagno, quindi l’ho aspettato. La prof non arrivava. Cesare, ho scoperto in quel momento il suo nome, è arrivato ed è rimasto stupefatto dal vedermi lì. L’ho portato fuori e mi sono complimentato con lui. È arrossito. Dovevo andare, quindi gli ho chiesto il numero. Gli ho scritto poi a casa. Abbiamo chiacchierato un po’, è simpatico ma ha poca stima di sé. Non ho resistito e gli ho chiesto di uscire mandando all’aria il buonsenso. Ha accettato, staremo a vedere come andrà.

Giulio

26 Settembre 2007

Caro Diario,

che dire? Oggi bella giornata, senza dubbio. Un giorno molto importante. Sono uscito con Cesare. Sembrava felice. Unico problema, qualcuno sa il mio segreto, oltre a Maicol. Ha fatto una cazzata?!? Credi di no, lui sembrava sotto shock. Ma anche contento. Non so non lo capisco molto. Però ha fatto delle frecciatine strane. Ma non devo preoccuparmi, chi è lui in confronto a me? Nessuno.

Giulio

Butto un occhi per vedere che succede, attratto da una fonte di rumore. Vedo Giulio e Matt che si divincolano sulla moquette e si fanno il solletico, non riesco a non sorridere, sembrano due micetti che fanno la lotta. Sbadiglio, non mi sono reso conto del tempo che è passato, sono già le una meno venti. Mi alzo quindi da terra e prendo il mio pigiama, lo indosso e mi metto a letto. Dopo poco sento Giulio che apre il mio cassettone e prende un pigiama, se lo mette e, nonostante i rimproveri di Matt per averlo lasciato da solo, si corica nel letto con me e mi abbraccia. Matteo allora raccoglie le carte e ci segue, si mette dietro Giulio e lo abbraccia, credo che mio cugino stia cercando di rubarmi il ragazzo, appena ritrovato per altro. Prendo quindi Giulio e, con molta fatica, lo sollevo sopra di me e me lo faccio cadere addosso, estremamente geloso del mio piccolo pezzo di paradiso.

Al mattino mi sveglio felice e abbraccio fortissimo Giulio, lui si sveglia e mi abbraccia di rimando con una forza tale che rimango senza fiato ma al contempo immensamente felice. In nemmeno un millesimo di secondo mi ritrovo a baciarlo e spingermi contro di lui come se fosse la droga di cui sono rimasto in astinenza per troppo tempo. Il suo corpo caldo e compatto ed il suo odore di muschio mi annebbiano i sensi e mi lasciano leggermente intontito come da tempo non mi succedeva. Nemmeno il suo tradimento pesa più in me, la nostra regola era sempre stata che potevamo fare sesso anche con gli altri, ma lui si era spinto un po’ oltre, aveva fatto credere ad una ragazza di amarla, solo per i suoi amici, per la sua figura da figo sciupa femmine, per la paura che gli altri scoprissero il suo vero io. Il vero Giulio è ancora peggio di me per come gli altri la pensano, lui è totalmente e definitivamente così, gay, ed innamorato di me. Lui mi sorride e io gli sorrido di riflesso perso nei suoi occhi blu. Un vocino dolce arriva da dietro la mia spalla.

-Che ore sono?- chiede zuccherino Matteo.

Sia io che Giulio lo abbracciamo e lo tiriamo in mezzo a noi, lui abbraccia Giulio e per questa volta lo lascio fare. Il mio iPhone da qualche oscuro recesso del mondo trilla con la suoneria dei messaggi , mi alzo e seguendo bonariamente la provenienza del suono riesco a ritrovarlo, mi chiedo chi possa essere dato che il mio numero nuovo lo hanno solo in quattro persone. Apro l’sms:

_We Cesare! Ci vediamo tutti e tre stamattina? È da un po’ che non usciamo assieme! Dai che ci divertiamo! :D:D:DJJJ_ mittente: Simone.

Propongo ai due abbracciati l’idea e accettano, io rimango un attimo perplesso dal tono con cui Simone mi ha scritto il messaggio. Vedo che Giulio tenta sempre di staccarsi ma Matteo si tiene aggrappato, alla fine ci riesce e viene verso di me, mi bacia dolcemente e comincia a spogliarmi, io faccio con lui lo stesso e rimaniamo nudi, ci accarezziamo dolcemente riscoprendoci. Volgo lo sguardo verso Matteo e lo vedo intendo a menarsi una sega guardandoci. Spingo allora Giulio in bagno e poi nella doccia, regolo il calore dell’acqua e il getto ci colpisce mentre noi sorridiamo.

lunedì 9 febbraio 2009

Tutto In Famiglia

Cesare:

Sto appisolato sul divano cercando di ignorare la voce di Giulio che torna dai meandri della memoria, un Giulio implorante, distrutto. Dennis è venuto a conoscenza della verità e ora mi sta abbracciando per consolarmi. È teso e nervoso, non credo gli vada bene, ma cerca di non farlo vedere. Una lacrima solitaria scende e mi percorre lo zigomo, passa per la guancia e arriva al mento, la asciugo e dopo poco mi addormento, così, nel buio del mondo, senza di lui. Il risveglio è brusco, come se qualcuno mi avesse buttato addosso un sacco di piombo che mi schiaccia il petto e non mi fa respirare. Apro un occhio e scorgo Dennis che smanetta con il mio computer. Sul divano accanto alla porta è seduto Simone che sonnecchia beatamente. Lorenzo spunta dalla porta con un vassoio stracolmo di cibo.

-Allora lo svegliamo?- chiede Lorenzo.

Simone si sveglia e Dennis si volta, annuiscono entrambi e si avvicinano al letto, apro gli occhi e vedo nei loro compassione.

-Se non vi togliete quell’espressione dalla faccia ve la spacco!- dico con un sorriso.

Anche loro sorridono e con calma s’infilano nel letto insieme a me, Simone mi si mette sopra ed io mi riaddormento con il tocco virile di tre ragazzi accanto a me.

-Vi voglio bene, idioti-.

*

I giorni appena passati sono stati un disastro, Dennis è tornato a casa ed io ho passato il Natale da solo a casa, l’unica nota di colore è stata una visita breve di Luce che mi ha tirato un po’ su il morale. Per la serata di capodanno è prevista una mega-festa in un padiglione poco distante dalla città ed io, ovviamente, devo andarci, anche solo per uscire da casa. Sono le sette e con le ultime briciole di buona volontà mi alzo dal letto, il piumone scivola sul tessuto del pigiama e mi accarezza delicatamente l’addome e le cosce, rimango imbambolato senza pensare a niente di concreto, in piedi accanto al letto, mi riscuoto e afferro le casse dell’iPod, le porto in bagno e le collego alla presa di corrente con calma e in tutta tranquillità. Mi chiedo poi, stupidamente, per quale ragione la musica non inizia e, in un lampo di lucidità, mi accorgo che manca qualcosa... ma cosa? Manca l’iPod! Torno nella mia stanza e lo cerco, è sepolto sotto una marea di sacchetti di patatine vuoti, lo accendo e torno in bagno, lo inserisco nel dock connettore e la musica si diffonde dai piccoli ma potenti speaker, torno di nuovo in camera e prendo un paio di boxer rossi con la scritta “Merry Christmas and Happy New Year”, il mio accappatoio, lo shampoo, bagnoschiuma e deodorante. In bagno chiudo la porta e alzo il riscaldamento. Sbottono i due bottoncini che chiudono la maglia del pigiama, faccio scivolare le maniche sopra gli avambracci e poi sopra i bicipiti gonfi, con un movimento rapido sfilo la maglia. Rimango a petto nudo e mi osservo allo specchio, i capelli arruffati della mia tonalità cioccolato con riflessi mou o, come mi hanno detto, con intarsi dorati. I miei occhi mi stupiscono sempre con quella loro sfumatura tra il verde intenso e il blu profondo, zigomi alti, labbra carnose e naso a punta completano il quadro. Sposto il mio sguardo dal pomo d’Adamo ai muscoli possenti delle spalle che confluiscono nel collo; i bicipiti sono gonfi con una vena che li solca e ne disegna il profilo ricurvo; i pettorali si sono ingrossati molto, non esageratamente ma sono ben definiti. Passo con desiderio alla mia parte preferita, i miei addominali fantastici e la potenza che esprimono, amo fare addominali. Il bordo dei boxer che spunta dai pantaloni del pigiama mi accende, ma non posso buttar via tutta quest’eccitazione, la terrò per più tardi alla festa, con Luce o con qualcun altro. Tolgo anche i pantaloni e poi i boxer, il mio spirito d’osservazione mi fa subito notare un’anomalia nelle parti basse, il glande scoperto per metà, rimetto la pelle al suo posto e gli do una carezza. M’infilo in doccia e accendo il getto e la cromoterapia, dopo poco mi ritrovo a canticchiare “Give It To Me” di Nelly Furtado e a massaggiarmi il corpo, toccandomi ogni muscolo e nervo teso. Apro il bagnoschiuma e me lo lancio, letteralmente, addosso. Tantissime bolle, sembro un pupazzo di schiuma, solo che il naso a carota spunta in un altro posto e non assomiglia a una carota. Mi risciacquo e lavo i capelli esco dalla doccia gocciolante e lascio accese solo le luci della cromoterapia. Mi rilasso e nel frattempo mi asciugo. Prendo i boxer e li indosso, sistemando l’angolazione e la posizione del mio ancora tosto e pronto, in modo che strusci dandomi quel senso di piacere lieve. Mi rado e metto apposto i capelli, li piastro sul davanti e li sparo in aria dietro. Torno in camera e scelgo i vestiti, prendo una camicia Dolce & Gabbana e la abbino con un maglioncino bianco di Cavalli, un paio di jeans bianchi con cinturone D&G, il tutto coordinato con le mie favolose Bikkembergs nere. Spruzzo un po’ del mio profumo, Dolce & Gabbana Light Blue, sul collo e sulla frangia. Mi guardo allo specchio, un vero figo (che modestia) come sempre. Afferro le chiavi e controllo di avere il cellulare, quando... Din Don! Vado ad aprire la porta, e chi mi trovo davanti? I miei genitori! Che dovevano essere a Cortina per il capodanno!

-Ciao figliolo, siamo tornati perché la tormenta di neve non finiva e non potevamo proseguire e guarda chi abbiamo portato!-

Mio padre m’indica alle sue spalle e scorgo mia zia Antonella, che non vedevo da Pasqua o giù di lì, assieme ai suoi figlioletti, Corinna e Matteo. I miei cuginetti, di dodici e quindici anni, adesso che ci penso non li vedo da, ehm, da, non ricordo. Molto tempo comunque. E così mi ritrovo bloccato in casa, una serata in famiglia. Grandioso, già passo un buon periodo, così rischio il suicidio!

*

Ed eccomi qua, seduto al tavolo di un hotel gremito di gente, mangiando e facendo finta di interessarmi al discorso di cui gli altri stanno discutendo, ignorando le occhiate che mi arrivano dai miei cugini. Per loro deve essere normale il mio essere taciturno, dopotutto è solo da poco che parlo a manetta. La cena, grazie a Dio, finisce e i vecchi decidono di festeggiare l’arrivo del nuovo anno a casa nostra. Arriviamo a casa e i miei preparano la stanza degli ospiti per la zia e mia cugina, mentre il cuginetto dormirà nella brandina posta nella mia stanza. Nessuno ha voglia aspettare la mezzanotte, sono le dieci e un quarto circa. Io quindi m dirigo nella mia stanza seguito a ruota dal cuginetto. Gli presto un pigiama da indossare e lui mi ringrazia con un vocino acuto acuto. Senza tante remore mi spoglio e m’infilo il pigiama, lui mi osserva un po’ imbarazzato quindi faccio finta di cercare sulla libreria qualcosa, e di fatto qualcosa trovo: un mazzo di carte. Mi volto e lui è già cambiato, gli propongo quindi una partita a qualche gioco, così per passare il tempo e per conoscerlo meglio. Lui propone una partitina a poker, io accetto benché non sia un granché capace in quel gioco. Ci mettiamo entrambi sul mio letto a gambe incrociate, io mescolo le carte mentre lui si guarda intorno, finito di mescolare distribuisco le carte blu come se fossero le nostre fiches e poi cinque carte a testa. Guardo le mie carte, non male: un tris di K, un J di cuori e un dieci di fiori. Dopo le dovute procedure cambio le mie due carte, un altro K si mostra. Punto molte carte-fiches e anche Matteo fa lo stesso. Mostro il mio poker di K e lui un full. Ho vinto! La mia loquacità abituale ricomincia a manifestarsi dopo questa vittoria. Continuiamo a giocare ed io continuo a perdere, a differenza della prima partita. Dopo una quindicina di partite devo fare un debito verso di lui per giocare, ma al turno dopo perdo di nuovo. Non ho più niente da giocarmi! Salvo che…

-Come pagamento offro i miei boxer!- gli dico.

Lui si mette a ridere ma accetta, cominciamo la partita, ma di nuovo perdo. Non ho altra scelta, via i calzoni del pigiama e in attimo, whoom, via anche i boxer. I suoi occhi si fissano sul mio pene a riposo, ma continua a giocare; dopotutto i miei boxer valgono pur qualcosa no? Ma io continuo a perdere! Adesso non ho più niente da giocare, ma lui mi sorprende e mi dice di accettare anche la mia maglia del pigiama. Quindi metto in gioco quella dopo essermela tolta ed aver alzato il termostato per non ibernare. Noto che osserva i miei addominale e segue le vene delle braccia, che sia interessato a quello che vede? Dopo aver giocato anche i calzini, mi trovo nudo e con un debito da pagare. Mi do una stiracchiata e gonfio i muscoli. Sembra proprio che io abbia perso! Disgrazia divina, Cesare perdere, mai e poi mai! Eppure è accaduto. Quando…

-Se ti fai una sega davanti a me ti do cinquanta carte…- mi dice il cugino ammiccando.

Ci penso su un po’ e rispondo che me la sarei fatta a patto che se la facesse anche lui, lui accetta e si alza per andare dall’altro lato della stanza e lo vedo segarsi alla grande.

-Ma che fai laggiù? Vieni qua!- gli dico.

Lui si avvicina e glielo vedo e un affarino di come non ne vedeva da quando avevo, appunto, quindici anni. Lui rimane di sasso a vedere la mia erezione che supera la sua di molto, a un certo punto noto che i suoi occhi sono di un turchese abbagliante. Cominciamo la nostra sega, io chiudo gli occhi, quando sento una mano che tocca la mia. Apro gli occhi e lui mi spinge sul letto togliendosi i vestiti, mi si avvicina ed io vedo il suo fisico molto ben delineato, e due gambette da giocatore di calcio. Mi piomba addosso e con esitazione mi sfiora le labbra con le sue come per testare come sia, poi però, dopo aver costatato che non è così male, ci si fionda sopra e continua a baciarle. Sono i bacetti che si danno in testa ai gatti o ai neonati, faccio uscire quindi la mia lingua e lui si allontana di scatto.

-Ma che fai?- mi chiede scandalizzato. –Vuoi leccarmi come un cagnolino?-

Scoppio a ridere, e gli spiego la dinamica del bacio con la lingua. Lui è ancora scettico al riguardo ma vuole provare, quindi mi si avvicina, mi piace questo tipetto intraprendente! Cominciamo quindi a limonare e nel frattempo lui mi abbraccia tutto, io con una mano afferro il suo pene e lo sego, è estasiato. Viene con molti schizzi sul mio addome e poi si scusa, dicendo che era una cosa che non riusciva a controllare e che succedeva dopo che giocava troppo con il suo uccello. Incredibile! Questo ragazzino non sa niente sul sesso, gli spiego allora anche questa cosa. Lui è sconvolto e si riveste, anch’io riprendo i miei vestiti, ma vedo che mancano i boxer. Lui allora si abbassa i calzoni del pigiama e vedo che li sta indossando lui.

-Ehi, Cesare, ricordati che questi li ho vinti!-

Ne prendo quindi un altro paio dal cassettone e me li infilo. Mi dirigo poi nel mio letto e lui mi segue e dopo avermi abbracciato, appoggia la sua testa sul mio petto e infila una mano sotto la mia maglia per accarezzarmi gli addominali. Gli chiedo allora se sia omosessuale.

-Sì, lo sono, e tu mi piaci un casino Cug! M’insegnerai altre cose sul sesso, vero? Sto veramente bene abbracciato a te, e i tuoi addominali sono fantastici!- mi risponde tutto emozionato. Lo bacio sulle labbra e gli rispondo:

-Dormi adesso, anno nuovo vita nuova, cuginetto.-

E in quel momento il campanile suonò un rintocco. Ecco l’anno nuovo!

il mattino mi svegliai ed eccolo li, con i suoi capelli ramati che mi osservava estasiato. Gli sorrido e lui mi bacia, dal rumore che sento in cucina, direi che gli altri si son già svegliati. Mi accorgo poi di una presenza anomala nella mia stanza, è Corinna, seduta sul divanetto accanto alla porta che ci osserva. In quel momento mi prende il panico e Matteo notato il mio stress, si volta e vede la sorella, si volta verso di me e mi sorride dicendomi che sua sorella sapeva tutto di lui. E di non preoccuparmi, dopo aver ricevuto rassicurazioni anche da Corinna, mi tranquillizzo e anche lei si mette nel mio letto e mi abbraccia, appoggiando la testa accanto a quella del fratello che le dice:

-Guarda che il cugino figo è solo mio! Che non ti vengano strane idee!-.

Chiudo gli occhi e dopo aver chiesto se avevano chiuso la porta, mi riaddormento, non ancora del tutto riposato e carico per quella giornata tutta in famiglia.